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Lightbull in the sunrise

da Jérôme Koechlin

Head of Communications and Secretary of the Executive Committee at REYL & Cie

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Dovremmo tutti sviluppare la nostra capacità di pensiero critico, ed è sorprendente notare come spesso ci manchi in situazioni quotidiane. Riferimenti frequenti ad “affermazioni condannatorie” o “battute d’effetto” nel dibattito politico, sentirsi vittime quando la propria banca viene acquisita da un concorrente, mancare di coinvolgere altre fonti rilevanti nella scrittura di un articolo, mentire migliaia di volte nel caso di un presidente degli Stati Uniti e farla franca, non essere in grado di ascoltare consiglieri critici nel caso di un leader isolato al Cremlino, tendere a credere tutto ciò che circola sui social media o considerare normale che l’anonimato regni sovrano su Twitter o Instagram. 

In questo contesto, che fine ha fatto l’eredità di Platone, dell’Illuminismo, di Raymond Aron e di Jürgen Habermas? Sebbene sia più facile seguire la maggioranza silenziosa, è compito dei cittadini responsabili perfezionare le proprie capacità di pensiero critico, soprattutto in un mondo fatto di mezze verità, scuse, teorie del complotto, affermazioni scandalose ed eccessi mediatici di ogni genere. 

La radice della mancanza di pensiero critico risiede nel fatto che tutti noi abbiamo dei pregiudizi cognitivi che, secondo gli scienziati, sono simili a una deviazione nell’elaborazione razionale delle informazioni.

Jérôme Koechlin 

Di seguito, un breve promemoria dei diversi passaggi necessari per praticare la grande virtù del pensiero critico.

Innanzitutto, è importante dedicare il tempo necessario per capire prima di giudicare ciò che sta accadendo. Il passo successivo consiste nel valutare l’informazione, andando alla radice per comprendere come si costruisce la conoscenza. Poi è necessario distinguere le informazioni di fatto dagli argomenti e dalle opinioni. La quarta fase consiste nel prendere debita nota dei dibattiti tra interpretazioni e nella necessità di pluralismo di idee e progetti. Infine, è importante distinguere tra interpretazioni validate dall’esperienza o da ipotesi e opinioni basate sulle convinzioni. 

Pregiudizi cognitivi

La radice della mancanza di pensiero critico risiede nel fatto che tutti noi abbiamo dei pregiudizi cognitivi che, secondo gli scienziati, sono simili a una deviazione nell’elaborazione razionale delle informazioni. A causa dei pregiudizi cognitivi, una persona tende a dare un peso diverso a fatti della stessa natura, portando a errori di giudizio o di ragionamento. 

Di seguito alcuni esempi di pregiudizi di giudizio. Il pregiudizio dell’ancoraggio influisce sulle prime impressioni; il pregiudizio dell’autocompiacimento consiste nel pensare di essere responsabili dei propri successi, ma non dei propri fallimenti; il pregiudizio della normalità consiste nel pensare che tutto accadrà come di consueto, ignorando i segnali di avvertimento; il pregiudizio egocentrico porta le persone a valutarsi in modo inappropriato e favorevole. Infine, il pregiudizio dell’effetto Dunning-Kruger evidenzia il fatto che le persone meno competenti in un determinato campo tendono a sovrastimare le proprie capacità, mentre quelle più competenti le sottostimano. 

Il pensiero critico è il motore di una democrazia vibrante.

Jérôme Koechlin 

Di seguito alcuni esempi di pregiudizi di ragionamento. Il pregiudizio di conferma dell’ipotesi consiste nel preferire le informazioni che confermano le nostre ipotesi anziché quelle che le invalidano; il pregiudizio di disponibilità mette l’accento sulla validazione immediata delle informazioni disponibili senza prendersi il tempo per cercare altre fonti; il pregiudizio della percezione selettiva mira a interpretare selettivamente le informazioni in base alla propria esperienza e ambiente culturale; infine, il pregiudizio del costo irrilevante consiste nel considerare i costi già sostenuti in una decisione, ad esempio nella gestione di una crisi, senza pensare che potrebbe ancora esserci molta strada da fare. 

L’allegoria della caverna 

Nella sua famosa allegoria della caverna, Platone definisce il primo luogo – la caverna – come un luogo di prigionia, ignoranza e apparenze. Qui risiedono i pregiudizi cognitivi. Il secondo luogo – il mondo esterno – è quello della libertà, della conoscenza e del mondo reale. Secondo lui, il compito del filosofo è rischiare di condividere la verità che ha raggiunto. Ciò richiede determinazione, coraggio e umiltà. Così, secondo Platone, ci sono quattro possibili stadi per l’individuo: l’immaginazione, la credenza, l’intuizione e la comprensione, quest’ultima essendo la più elevata delle operazioni dell’anima. 

Il pensiero critico è il motore di una democrazia vibrante. Esiste un legame indissolubile tra il pensiero critico e la leadership informata. I leader dovrebbero sempre dare la priorità alla competenza e alla lealtà dei loro collaboratori più stretti e accettare che facciano un costante uso delle loro abilità critiche. Adottando una mentalità critica e avendo consapevolezza dei propri pregiudizi cognitivi, i leader sono in grado di ascoltare l’intelligenza collettiva raccolta da coloro che li circondano, mettere le questioni in prospettiva e favorire la discussione esperta e contraddittoria. 

Ti è piaciuto leggere “In difesa del pensiero critico”? Allora leggi “Siamo tutti leader!” di Jérôme Koechlin dopo.

L'autore

Jérôme Koechlin è responsabile della comunicazione e segretario del comitato esecutivo di REYL & Cie. Ha iniziato la sua carriera nel 1989 come giornalista e corrispondente di guerra, poi come capo del protocollo dello Stato di Ginevra. Dal 2003 al 2018 ha ricoperto posizioni di responsabilità nel settore bancario, nella comunicazione e nella gestione, presso Lombard Odier Darier Hentsch & Cie, UBP e Edmond de Rothschild. Ha sviluppato e guidato numerose iniziative di comunicazione strategica, istituzionale, mediatica e di crisi.

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